/ Settembre 4, 2020/ News

COMUNICATO STAMPA

Costituito il Comitato Promotore del Distretto biologico dell’Appennino bolognese. Lucio Cavazzoni eletto Presidente. 109 gli aderenti. Rabboni: con il comitato l’iniziativa passa dal GAL agli imprenditori e agli enti locali. Saranno loro a decidere le forme concrete e i progetti della futura organizzazione distrettuale biologica.

Con 109 aderenti tra agricoltori, artigiani trasformatori, commercianti, associazioni imprenditoriali agricole ed extragricole, Parchi regionali ed Enti Locali si è formalmente costituito ieri a Sasso Marconi il Comitato Promotore del Distretto biologico dell’Appennino bolognese.

L’incontro promosso dal GAL, a conclusione di uno studio di fattibilità che ha confermato la vocazione dell’Appennino per le produzioni biologiche (già oggi il 33 % delle superfici agricole è coltivato con tecniche biologiche certificate. In alcuni comuni la percentuale raggiunge addirittura il 75%) e le potenzialità di ulteriore sviluppo delle produzioni agroalimentare senza chimica e con esse di rilancio della agricoltura di montagna, si è svolto nella sala del teatro comunale nel rispetto delle norme anti-Covid.

I partecipanti hanno approvato l’atto costitutivo, lo statuto e l’organo direttivo del Comitato Promotore.

Lucio Cavazzoni, presidente di Goodland, impresa dedicata alla produzione di cibo sano nelle aree agricole più difficili, e già, per lunghi anni, ai vertici del Consorzio Nazionale Apicoltori e del Gruppo biologico e Fair-Trade “Alce Nero”, è stato eletto Presidente del Comitato.

A nome del Consiglio di Amministrazione del GAL, il Presidente Tiberio Rabboni ha rivolto un augurio di buon lavoro a Lucio Cavazzoni e tutti gli aderenti sottolineando che con l’avvio dell’operatività del neocostituito Comitato Promotore si gettano, finalmente, le basi,  necessariamente concrete e condivise,  per dare vita, anche nell’Appennino bolognese, ad una organizzazione distrettuale delle produzioni alimentari biologiche.

L’agricoltura di montagna – ha ricordato Rabboni – può tornare a produrre reddito – come dimostrano tante esperienze positive – solo se scommette sulla sua biodiversità, sul biologico, sul naturale, sul “cibo della salute”, sul legame con il turismo e sui canali commerciali capaci di valorizzare economicamente la distintività, la qualità, la filiera corta e l’origine locale delle produzioni. Per fare tutto questo occorrono collaborazioni, reti di impresa, progetti locali di filiera condivisi, conoscenza ed innovazione. Ecco allora – ha concluso Rabboni – a cosa serve un’organizzazione distrettuale degli operatori del biologico agroalimentare e degli enti locali interessati. Il neocostituito Comitato Promotore è, a questo scopo, l’anello di congiunzione tra la teoria e la pratica. Esso deve verificare, in via preliminare e propedeutica, l’effettivo e puntuale interesse degli operatori biologici e degli enti locali a realizzare collaborazioni, progetti di filiera, iniziative comuni, gestioni condivise. Dopodiché concluse le verifiche ed acquisite le disponibilità potrà nascere, su basi certe e concrete, il Distretto biologico autogestito dell’Appennino bolognese“.

Sasso Marconi, 04.09.2020