/ Novembre 17, 2023/ News

IL GAL DELL’APPENNINO BOLOGNESE E IL CONSORZIO DELLA BONIFICA RENANA  DANNO IL VIA AL RESTAURO DEL PONTE DI CASTROLA.

LA SUA RIQUALIFICAZIONE CONSENTIRÀ IL RIPRISTINO DEL COLLEGAMENTO SENTIERISTICO TRA CASTEL DI CASIO E CAMUGNANO, GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE E AL CONTRIBUTO DEI DUE COMUNI, DELLE SEZIONI CAI ALTO APPENNINO BOLOGNESE E BOLOGNA-CASTIGLIONE E DELL’ASS. CAMMINATORI CAMUGNANESI.

15 novembre 2023 – Fissati i ponteggi, partono i lavori di restauro di un simbolo del nostro
Appennino. Si tratta del Ponte di Castrola, classico ponte a schiena d’asino a cavallo dell’antico
percorso che collega i territori della valle del Limentra con le valli del Brasimone, del Setta e del
Bisenzio. L’attuale manufatto risale alla metà dell’800 ma si hanno notizie di un attraversamento
del torrente in questo punto già nel 1189 d.C., appartenente all’importante Abbazia benedettina di
Montepiano, posta proprio sul valico fra Setta e Bisenzio. Da diversi atti di donazione risalenti
all’epoca, conservati presso l’Abbazia, è possibile dedurre la funzione strategica che il ponte ha
avuto nel Medioevo, così come il sovrastante castello del vicino borgo di Castrola.
Il ponte, bene storico tutelato, versava in condizioni pessime ed era a rischio di crollo. Dopo un
piccolo consolidamento provvisorio (effettuato dalla Bonifica Renana nel 2020), si dà il via al
restauro completo dell’opera: un ponte a schiena d’asino, a campata unica, realizzato con blocchi
squadrati di arenaria locale e caratterizzato da un’elegante sagoma incurvata, con appoggi
massicci, in contrasto con il sottile spessore dell’arco in chiave. L’orografia della stretta valle e le
frequenti condizioni di piena hanno determinato l’altezza del manufatto. Il ponte era funzionale
allo storico cammino che, dai borghi di Caprara, Vigo e Montovolo, nell’Appennino
Bolognese, conduceva al porto della città marinara di Pisa, meta di mercanti, pellegrini, crociati e
viandanti. Dopo una complessa attività preventiva per fissare i ponteggi, parte ora il restauro vero
e proprio, con il consolidamento delle strutture portanti, la ricostruzione di parapetti e selciato di
transito.
Fortemente voluto dai Comuni di Castel di Casio e di Camugnano (congiuntamente alle
associazioni locali, a Nuèter e al CAI), il restauro del Ponte di Castrola comporta un investimento
di 500 mila euro, resi disponibili per il 90% dal GAL Appennino Bolognese e per il 10% dalla
Bonifica Renana cui compete anche la progettazione esecutiva (già conclusa) e la direzione
lavori. Il restauro del ponte è un intervento connesso al recupero anche di 10 chilometri dell’antico
percorso citato, nel tracciato coincidente con il sentiero CAI 149 che collega il borgo di Guzzano
con la piazza di Castel Casio. Anche tale intervento è in fase di realizzazione da parte della
Bonifica Renana; entrambe le opere verranno concluse entro la primavera del 2024.

Tiberio Rabboni, presidente del GAL, dichiara: “Salutiamo con soddisfazione l’avvio del
cantiere per il restauro del ponte di Castrola e per il correlato collegamento sentieristico che, a
lavori conclusi, offrirà al territorio un motivo in più di attrazione turistica e di fruizione sportiva delle
splendide valli appenniniche. Il turismo dei cammini è in forte espansione a tutto beneficio delle
economie locali, dei piccoli borghi e degli operatori del commercio e dei servizi. Per questo negli
ultimi anni abbiamo finanziato con oltre 1,8 milioni di euro la realizzazione di 15 interventi di
riqualificazione dei principali itinerari trekking, tra cui quello di Castrola. Un impegno che
intendiamo proseguire anche nei prossimi anni nell’ambito della nuova programmazione dei fondi
Leader 2023-2027.”

Valentina Borghi, presidente della Bonifica Renana, aggiunge che “La collaborazione con il
GAL Appennino Bolognese nella sistemazione della rete sentieristica rappresenta una parte
significativa degli interventi che il Consorzio realizza in Appennino. Insieme alle sistemazioni
idrogeologiche e idrauliche, anche le opere per la fruizione territoriale rientrano nel nostro DNA e
contribuiscono ad aumentare la vivibilità e l’attrattività della fragile area collinare e montana”.